Nel 2013, quando ancora Hortus doveva essere anche solo pensata, la Pastorale Sociale del Lavoro, decise di mettere in atto un progetto che aiutasse, tramite il proprio lavoro, alcune persone in difficoltà. Ma perché tra tutti i lavori si è scelto di coltivare un orto? A maggior ragione quando i responsabili di allora nulla sapevano di coltivazione?
Le motivazioni si intrecciano, alcune addirittura le abbiamo scoperte solo con il tempo. Partiamo!
Mantova è storicamente zona agricola, e ci piaceva l’idea di riprendere questo legame con la terra così fortemente sentito.
Le suore Ancelle della Carità a Dosso del Corso avevano un antico orto e frutteto, che era stato abbandonato da anni. Ridare vita ad un orto in disuso era un’altra difficile sfida che però ha fatto bene a tutti noi. Tuttora è rimasto uno dei nostri punti di produzione.
Una coltivazione alle porte della città, che non impiegasse alcun tipo di pesticida o agente chimico, era il nostro modo di inserirci nel Creato, cercando nel nostro piccolo un segno di armonia.
Coltivare un orto oltre a sintonizzarci con la natura, è un lavoro che smuove dentro: si fatica, ci si china verso il basso e ci si sporca le mani; si attende, ci si prende cura e si spera in un clima favorevole e infine si raccolgono frutti da condividere. Questo ciclo è stato rigenerativo per molte persone che hanno avuto modo di misurarsi con la terra.
“Quando abbiamo iniziato a lavorare, l’orto era come una donna anziana con la sua terra arida e dura, mentre ora, con il nostro impegno di anni, la terra è tornata a dare frutti, come una giovane donna” Latifa